C’era una volta un trenino. No, era una mucca. Ma no, era un amaro. Cosa accomuna tre cose così diverse? Questa storia è strettamente legata alla nascita delle distillerie Poli. Nel 1885 GioBatta Poli si trasferisce a Schiavon: è un commerciante di vino, generi alimentari e cappelli di paglia, molto attento alle novità. Da tempo si parla di una linea ferroviaria che dovrebbe collegare Vicenza a Bassano del Grappa, passando proprio da quel paesino: GioBatta capisce che questa nuova ferrovia può rappresentare un’opportunità e decide così di aprire un’osteria.
Pochi anni dopo quel trenino a vapore arriva davvero: l’Osteria del Cappello vicino alla stazione diventa un punto di riferimento per i viaggiatori che, nell’attesa della Vaca Mora (così era chiamato il treno che quando sbuffava in mezzo ai campi ricordava una mucca al pascolo), mangiano un boccone, bevono un bicchiere di vino oppure si fanno un goccetto di un amaro creato con un’infusione di erbe, spezie, radici e alcol. Fermandosi a Schiavon all’epoca non sarebbe stato difficile vedere il macchinista del Vaca Mora scendere dal suo trenino, entrare nell’osteria e mettersi a chiacchierare con GioBatta, proprio davanti a quell’amaro, la cui ricetta è stata tramandata fino a oggi. Nel 1898 nei locali dell’osteria nasce la distilleria che negli anni successivi dà vita al mito di Poli.
L’Amaro Vaca Mora è un omaggio a questa storia: gli ingredienti sono rimasti invariati nel tempo, così come la ricetta. Un prodotto che si inserisce nella tradizione degli amari italiani, che nascono inizialmente come veri e propri medicinali, grazie alle proprietà terapeutiche di erbe e spezie. Ognuna di esse, infatti, porta benefici specifici, spesso digestivi o rilassanti: a ciò si somma la componente aromatica tipica che viene estratta nell’infusione e che contribuisce all’unicità dell’amaro. Tra gli ingredienti ci sono arancia dolce e amara, melissa, assenzio, angelica, china e menta, che gli dona una caratteristica nota balsamica.
Un amaro che affonda quindi le sue radici nella tradizione ma, grazie alle sue componenti aromatiche, si presta benissimo nella mixology contemporanea, da gustare non solo liscio ma anche in un drink sperimentale. Il J.P.C. per esempio unisce all’amaro altri due classici di Poli, l’Elisir China e il Gin Marconi 46, ed è perfetto per l’aperitivo e il dopo cena.
Il trenino ormai non c’è più, così come l’osteria: il Vaca Mora però è ancora lui, testimone di un’epoca lontana, e come allora è uno dei simboli della famiglia Poli.