EPISODIO 2: L’APERITIVO DELLA VIGILIA CON GLI AMICI

Quello dell’aperitivo della Vigilia con gli amici è uno degli appuntamenti fissi di ogni Natale che si rispetti: la serata di solito inizia lenta e tranquilla, per poi trasformarsi ogni volta in un’esperienza alcolica mistica, nonostante il motto “quest’anno non esageriamo”.

Ma andiamo con ordine: l’organizzazione. Qua dipende molto dal gruppo di amici: alcuni vogliono uscire andando al solito locale dove il barista usa la grappa indistintamente come bicchierino per gli avventori e sgrassante per i pavimenti. Quest’anno però le cose vanno fatte bene, quindi ci si trova a casa dell’amico più generoso (e ingenuo) e si decide tutti insieme di comprare qualche bottiglia per una serata, sempre “senza esagerare”.

Il momento della scelta della bottiglia può essere il più drammatico e i casi che possono nascere sono diversi.

Caso 1: l’amico tirchio. Beve solo bottiglioni da 2.5€ al litro, meglio se scelto tra le offerte della sua carta fedeltà del supermercato. Problema non facile da smarcare, bisogna puntare sul rapporto qualità prezzo: si potrebbe convincere con il Contado Riserva di Di Majo Norante, Aglianico del Molise che regala sempre grandi bevute, oppure con un Prosecco fresco e disinvolto come Fiol.

Caso 2: l’amico sommelier. Fresco fresco di corso AIS, sa tutto di denominazioni, degustazione e fermentazioni malolattiche, e spesso nei vini riesce a sentire il profumo di campanula colta alle 7:12 di un mattino di un giorno di pioggia. Altro elemento complicato, con lui bisogna puntare sulle chicche: davanti a uno Champagne come l’Authentic Meunier di Apollonis, 100% Meunier, potrebbe effettivamente commuoversi e mettere in pratica i suoi studi.

Caso 3: l’integralista dei vini naturali. Questo è forse il più difficile da gestire: acerrimo nemico del sommelier, mescola indistintamente ambientalismo e masochismo, con la sua passione sfrenata per vini che “non hanno un buon profumo”, per usare una definizione pacata. Il progresso del mondo del vino per lui non esiste, bisogna tornare a fare come una volta, e fa niente se il vino è fortemente brettato: è naturale, può succedere. La soluzione potrebbe essere un biodinamico pulito e di carattere come il Franciacorta Brut Nature di 1701.

Caso 4: lo sborone. Non beve vino, beve etichette, meglio se costose: i suoi follower conoscono a memoria tutte le sue bevute, la sua cantina è un’enciclopedia di bottiglie dai nomi altisonanti. Ama condividerle, ma solo per menarsela: si può conquistare con il Fratini di Tenuta Hortense, Bolgheri Superiore di grande spessore, o, se si riesce a convincere l’amico tirchio, dritti sul Sassicaia.

Bottiglie scelte, la serata inizia: spesso si mangia poco (anche in proporzione alla quantità di vino), quindi il tenore alcolico raggiunge in pochissimo livelli inimmaginabili. D’altronde era il motto della serata: quest’anno non esageriamo. Ed è qui che solitamente la situazione sfugge di mano: l’amico tirchio è pronto a tirare fuori altri soldi per comprare tante altre bottiglie, il sommelier inizia a sentire profumi extraterrestri, l’integralista dei vini naturali si accorge che il vino buono non ha odori strani e lo sborone si ritrova a bere cose di cui non immaginava neanche l’esistenza.

Insomma, è andata esattamente come doveva andare, e tra una bevuta e l’altra arriva il Natale. Ci si scambiano gli auguri, ci si prepara a giorni intensi sul fronte alcolico e ci si saluta con una promessa: “l’anno prossimo non esageriamo”.