EPISODIO 1: IL REGALO DEL CAPO
La cena con il capo si può annoverare fra le tradizioni immancabili di ogni Natale, quasi al pari di Mamma, ho perso l’aereo in televisione (quasi), del giro in centro che alterna il freddo fuori e la temperatura tropicale nei negozi, delle lucine, dell’albero e di tante altre cose belle. La domanda in questo caso è relativa al regalo: fare bella figura non è importante, è l’unica cosa che conta davvero.
I problemi che possono nascere sono di diversa natura, a partire dai colleghi: c’è sempre quello che vuole spendere poco, quello che vuole spendere tanto e quell’altro che invece non vuole spendere proprio; insomma, mediare non è facile. Una volta definito il budget arriva la parte (davvero) difficile: scegliere il regalo. Qui ognuno si sente in dovere di dire la sua: regalo simbolico o regalo utile? Oggetto o esperienza? In ogni caso arriva sempre il più accorto dell’azienda che propone l’idea migliore, che guarda caso coincide con una bottiglia di vino o un grande distillato.
Ok, la tipologia è stata definita, ora bisogna scegliere: Champagne? Classico senza tempo, assicura bella figura, è buono. Per un capo all’antica, che ama la tradizione, non c’è alcun dubbio, ci vuole una bottiglia di Bollinger, magari una Grande Année, in onore all’anno appena concluso e che sia di buon auspicio per quello che arriverà. Se il capo invece è di quelli un po’ alternativi serve qualcosa di più particolare, una chicca, come lo Champagne Extra Brut Blanc de Blancs 2013 di Bonnaire, che arriva direttamente dal Grand Cru di Cramant: poi, nel momento della consegna, al più brillante dei colleghi toccherà il compito di spiegare cosa vuol dire Blanc de Blancs, Grand Cru e via dicendo.
Lo stesso discorso tradizionale/alternativo si può fare sui distillati, categoria da tenere in considerazione perché c’è sempre il collega, quello furbo, che si oppone allo Champagne con frasi del tipo “è snob”, “è francese” eccetera eccetera. La sua protesta di solito trova anche un discreto appoggio, perciò è necessario virare su qualcosa di intoccabile, come un grande Whisky, magari quello che nasce nella distilleria più antica di Scozia: per il capo tradizionale quindi è perfetto il 15 YO di The Glenturret. Il capo alternativo invece guarda al Sol Levante, nuova patria del distillato di malto: l’Akashi Blended Sherry Cask si candida seriamente a essere il pezzo forte della sua collezione.
Altro problema: il momento della consegna. La sera della cena di Natale (rigorosamente durante la settimana, così il giorno dopo la produttività è ai massimi livelli) l’alterazione psicofisica causata dall’alcol di solito raggiunge livelli altissimi, tipo Alan, Stu e Phil in Una Notte da Leoni, quindi è bene scegliere con accortezza quando dare il regalo. Prima di iniziare a bere (e mangiare) può essere una buona idea, anche se forse non garantisce le gaffe, per usare un eufemismo, che scaturirebbero dal post-cena.
Insomma, la cena di Natale con il capo è sempre una questione di amore/odio: ansia da prestazione, poca voglia, hangover garantito sono solo alcune delle costanti di ogni anno. Ma, diciamoci la verità, è una di quelle cose di cui difficilmente si riesce a fare a meno: senza, il Natale non sarebbe lo stesso.