EPISODIO 3: IL PRANZO DI NATALE CON I PARENTI

Natale, il pranzo più atteso o temuto dell’anno, a seconda del punto di vista. Ci sono poche certezze nella vita ma il pranzo di Natale è una di quelle, con tutte le cose che si porta dietro: durata media di 12 ore, quantità di cibo che neanche la dispensa di Masterchef, portate di cui non si conosceva l’esistenza studiate apposta per l’occasione e tante bottiglie aperte.

Ecco, parliamo di bottiglie: per un appassionato il pranzo di Natale può essere il momento più drammatico dell’anno. Andiamo per portata e vediamo quello che può accadere.

Antipasto. L’appassionato ha pronto il Bollinger Rosé che non vede l’ora di gustarsi. Alla comparsa della bottiglia non può mancare il commento dello zio navigato con i suoi luoghi comuni sullo Champagne, ma ancora peggio è quando lo assaggia, rigorosamente nel bicchiere di plastica perché “tanto cosa cambia”: si va dal “non male, ma il frizzantino della casa che bevo al bar è più buono, e costa meno” fino al “preferisco gli spumanti più dolci”.

Primo. Dopo aver chiesto a 18 persone diverse quale sarà il menu per scegliere il vino giusto, l’appassionato è arrivato a una quadra. Primo di terra? Ecco un bel Barbaresco Martinenga di Marchesi di Grésy: la platea è perplessa, ma per fortuna c’è uno dei cugini, quello più sveglio, che invece apprezza eccome la scelta, tanto che gli ricorda quello del contadino da cui va a riempire le damigiane. Parlando di pesce, il Cerdeña di Argiolas è già in fresco, e qui interviene la zia, dicendo che di bianchi lei beve solo lo “Straminer”, che è leggero e fruttato, e a quel punto all’appassionato non resta che lanciarsi alla scoperta di questo nuovo autoctono che sembra promettere bevute memorabili.

Secondi. La situazione inizia a farsi pesante, anzi è già praticamente fuori controllo. Per il secondo di carne, il Messiio 2010 Magnum di Tenuta Fertuna è già stato stappato, per farlo respirare un po’: anche qui può succedere di tutto, ma forse il peggio è la nonna che lo assaggia, dice che è “un po’ fortino”, e giù mezzo bicchiere d’acqua ad allungare il tutto. Per il pesce invece è lo Chassagne-Montrachet di Chanson il bianco prescelto, e qui c’è il cognato, che millanta di saperne di vino, che inizia a sentire le note più strane e dice che però l’annata non è al livello di quella che ha bevuto insieme ai suoi amici: una volta messo in moto non si ferma più, ma il livello di disperazione dell’appassionato a questo punto lo rende sordo a quasi ogni cosa. Quasi.

Dolce. La guerra del panettone vs pandoro è scoppiata, con gli schieramenti pronti a colpirsi con uvette, canditi e zucchero a velo in bustina, ma per fortuna ci pensa la crema al mascarpone a quietare gli animi. Qui scatta un momento sacro, con l’apertura di un Sauternes (sì, proprio quello Château d’Yquem che l’intenditore sogna da un po’). Non ci possono essere diatribe, la bottiglia mette tutti d’accordo, e menomale, perché la guerra panettone vs pandoro ha lasciato qualche ferito.

Caffè. La ciliegina sulla torta arriva al momento del caffè: l’appassionato pensa che sia già successo tutto quello che poteva succedere e tira fuori la Grappa di Sassicaia di Poli. Se l’è meritata, è pronto a degustarla in serenità, ma proprio mentre si sta godendo il primo sorso intravede lo zio (quello del frizzantino della casa) che la usa per correggersi il caffè. Game. Set. Match. Il nostro eroe è stremato, ha perso su tutti i fronti.

Insomma, vita difficile quella degli appassionati nel periodo di Natale: il pranzo è andato come è andato, ma rimaniamo fiduciosi, l’anno prossimo sarà diverso. Forse.